15.6.15

VERSO I CONTRATTI DI FIUME Tanto pubblico, tanti architetti e ingegneri accorsi al convegno

Dice subito il Dottor Eugenio Monaco, Responsabile Cdf della Regione Lazio, che "gli architetti possono stare tranquilli perché i Contratti di fiume non sono un progetto ma sono un processo". Il tecnico fa sapere e puntualizza che controllerà tutte le fasi, si stanno redigendo le linee guide che saranno portate prima in giunta e poi consegnate ai sindaci. 

Controllerà quindi pure gli architetti? È la domanda de ilverdastro.

Un convegno organizzato a Carnello sul Fibreno presso il ristorante Mingone al centro dei tre Comuni. Ma per il convegno siamo nel Comune di Arpino. Tanti gli addetti ai lavori in sala ma poche associazioni ambientaliste; solo Verde Liri di Sora e Legambiente di Frosinone. Convegno realizzato con la collaborazione di Unitel, e degli Ordini degli Ingegneri e degli Architetti, Pianificatori, e conservatori Frosinone.

Il Piemonte è stata una delle prime regioni ad introdurre i Cdf. Paolo Mancin, della Regione Piemonte, sugli approcci, esperienze, e risultati dei Cdf dice che sono partiti dalla frammentazione delle competenze. Tanti sono gli strumenti che riguardano i fiumi. I Cdf sono un ottimo strumento ma non costituiscono nuove regole. Sono un processo di partecipazione con i sindaci nella regia di cabina. La partecipazione dei cittadini è molto attuata in Piemonte quindi. Lo si è capito perché Mancin continua dicendo che: tutti nei cinema con le domande, cose che capitano solo nei Cdf. Il Piano d'azione coinvolge tutti. Poi c'è la Vas d'applicare. Gli esempi fatti conoscere realizzati nella Città Metropolitana torinese: Contratto sul vino e Ente parco Alto Po, il marchio Unesco, Cdf della Bormida colpito dall'inquinamento. Un fiume che si è autodepurato che è ripartito dall'ambiente con passeggiate, visite guidate con le famiglie coinvolte. Ma ci sono le criticità per Mancin. La domanda: cosa non funziona? Si aderisce se si vuole. Sono 12 i Cdf in Piemonte. Tante persone che si devono mettere assieme anche qui. I tempi sono lunghi e poi un sindaco che deve essere più sindaco degli altri. "Ci vuole un leader". 

Per Gianna Betta, della Città Metropolitana di Torino, c'è la Provincia che sponsorizza e traina il territorio. Il coinvolgimento del territorio è l'obiettivo principale. I Cdf sono un processo per fare un viaggio. Ma dove andiamo? Cosa vogliamo fare? Sono le domande che si fa Gianna Betta e che rivolge al pubblico presente. I primi momenti d'incontro con i cittadini singoli da raggiungere. Nel 2009, ricorda Betta, ci fu il primo Cdf stipulato. Poi puntualizza che la sola partecipazione di un Comune non basta e non è utile. Il rischio per Betta è poi che si riparta da capo se cambia l'Amministrazione. Sono 5 i Cdf della Città Metropolitana con le scuole e i geometri veri esperti in Piemonte. I ragazzi delle scuole coinvolti per il logo. La collaborazione con gli altri enti: i Vigili del fuoco a Torino per pulire il Sangone. "I Vigili del fuoco fanno risparmiare", conclude.

Roberta Ingaramo, del Politecnico di Torino, ricorda che i Cdf sono un processo e non un progetto. Un processo lungo, ad esempio, fino al master plan relativo al Sangone con il dialogo tra le diverse scale. Una visione strategica con il master plan per integrare i vari settori finanziato dalla Provincia. 3 milioni di euro. Un processo continuo con gli architetti che fanno i progetti finali. Sul Sangone si è pensato alla trasversalità e non a seguire l'asta del fiume. Ci sono quindi i tavoli di concertazione e non le conferenze di servizi. Hanno lavorato in Piemonte con le tesi di laurea per ricostruire la rete ecologica. Per la promozione delle valli. Per Ingaramo, che parla di metodi e pratiche di pianificazione e di progetto, il governo del territorio diventa diverso dal passato con i nuovi valori concertativi. Ma poi c'è qualcuno che decide, continua, con il paesaggio urbano al centro. 

Ma il rischio c'è quando qualcuno non partecipa al processo. È contrario: sono i battitori liberi. Ne parlerà in seguito Gilda Berruti dell'Università di Napoli.

Rocco Lafratta, del Centro Italiano Riqualificazione Fluviale, parla delle linee guida per i Cdf della Provincia di Salerno. Il primo Cdf in Campania sull'Ofanto. "Il Piemonte molto attento con una visione diversa", dice subito. I gabbioni che irrigidiscono e che sono inutili.

(La segnalazione arrivata a ilverdastro: i gabbioni e la palizzata in legno realizzati di recente a Campopiano che hanno peggiorato la situazione con sperpero di denaro pubblico). 

Ricorda ancora Rocco Lafratta il Piano di gestione delle alluvioni della U.E. Pure lui dice che non sono progetti e che gli architetti possono stare tranquilli. Per un Cdf ci vuole un anno e mezzo fino ai 5 anni. Qui sul Fibreno siamo al primo incontro, dice, e ricorda che sul Cosa il primo incontro ci fu nel 2011. La pianificazione in cui entra tutto: discariche, strade, dighe, ecc. "Sul Liri, ricorda si sa tutto, il Cosa è morto". 

Gilda Berruti, dell'Università di Napoli "Federico II", lancia il pericolo di chi non ci sta. Di stare attenti agli assenti: i battitori liberi. Le questioni vere da affrontare nel Cdf e non i tavoli separati o paralleli. 

Per Francesco Moccia, della "Federico II", dal Piano d'azione che ha bisogno di gerarchie e sintesi si passa alle pratiche di progetto. È importante dare dei nomi e delle immagini. Uno sguardo ai settori nei Piani di azione: rischio idraulico, fruibilità, accessibilità e altro. Con le feste popolari sul fiume e migliore qualità della città.

Per ilverdastro la conclusione: siamo nelle mani degli architetti e del Dottor Eugenio Monaco.

Perché il convegno? IL COMUNICATO STAMPA DELLA VIGILIA 

Una politica di coesione tra i comuni aderenti al progetto dei “Contratti di fiume”, volta a favorire nuove opportunità di sviluppo per l’intero territorio. Sarà questo il tema del convegno che si svolgerà oggi, lunedì 15 giugno, presso il ristorante Mingone, in località Carnello. Il convegno, che avrà il patrocinio degli Ordini degli Architetti e degli Ingegneri della Provincia di Frosinone, nonché dell’UNITEL, Unione Nazionale Italiana Tecnici Enti Locali, avrà inizio alle 9.30 con i saluti del Sindaco di Arpino, Avv. Renato Rea, e terminerà nel pomeriggio con un dibattito conclusivo tra i presenti. Coordinatore del convegno sarà il Consigliere delegato all’urbanistica, Arch. Teresa Branca. Interverranno professori universitari, dirigenti e funzionari di vari Enti : il Dott. Paolo Mancin della Regione Piemonte, il Dott. Guglielmo Filippini e la Dott.ssa Gianna Betta della Città Metropolitana di Torino, le Professoresse Roberta Ingaramo e Angioletta Voghera del Politecnico di Torino, il Dott. Rocco Lafratta del Centro Italiano Riqualificazione Fluviale, la Prof.ssa Gilda Berruti e il Prof. Francesco Domenico Moccia dell’Università Federico II di Napoli, i Professori Guido Gentile, Faabio Massimo Frattale Mascioli e Mariano Mari dell’Università La Sapienza di Roma. Interverranno inoltre l’Assessore Regionale del Lazio alle Infrastrutture, Politiche abitative ed Ambiente Dott. Fabio Refrigeri ed il Dott. Eugenio Monaco Responsabile dei Contratti di Fiume.

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