11.12.11

A tre mesi dal tragico evento una poesia di Ersilia Atalaya per non dimenticare la vittime dell’esplosione di Arpino

A tre mesi dal tragico evento una poesia di Ersilia Atalaya per non dimenticare la vittime dell’esplosione di Arpino. La sensibilità dell’autrice, una bambina di dieci anni. La madre della bambina opera, da volontaria, alla "Caritas/ Migrantes" Diocesana di Sora. A tre mesi dalla tragica esplosione di Arpino, avvenuta il 12 settembre scorso e che ha causato la morte di Claudio Cancelli, Giuseppe Cancelli, Giovanni Cancelli, Francesco Lorini, Enrico Battista e Giulio Campoli. Non è possibile dimenticare. È stato un evento tanto doloroso che ha provocato indelebili e profonde ferite. Perciò rimane doveroso manifestare ancora l’affettuosa vicinanza di tutti alle famiglie, così duramente colpite, sia con la preghiera che con il cuore. C’è chi vuol far sentire simili sentimenti anche con una poesia, veramente scritta con il cuore. Sì, una poesia che contiene dei versi scaturiti da una significativa sensibilità e da una commovente partecipazione. È stata scritta da una bambina di dieci anni. Si chiama Ersilia Atalaya, frequenta la prima media “E. Facchini”, succursale di Carnello. Vuole, questo, essere un altro doveroso omaggio alle sei vittime, cadute tre mesi fa, mentre lavoravano. Un sacrificio, il loro, che ha sconvolto, non solo i familiari, ma l’intero nostro territorio. La Poesia di Atalaya Ersilia: Ho sentito un Boato. Ho sentito un boato, un forte boato e mi sono spaventata. Non sapevo ancora che quel boato, fosse un boato di Morte. Quel boato ha portato via con sé sei persone; ha portato via mariti dalle loro mogli; ha strappato padri dalle braccia dei loro figli e figli dalle braccia delle loro madri; ha portato via fratelli ai propri fratelli ha portato via amici dai loro amici. Claudio, Giuseppe,Giovanni Franco, Enrico,Giulio: non solo nomi, ma persone oneste; persone che lavoravano, per assicurare ai loro cari un futuro migliore. Ma il destino ha deciso che in quel futuro loro non ci dovevano stare. Ma non è così. Essi sono e restano sempre impressi nella mente di chi, a loro, ha voluto bene. Ma anche nella memoria di chi, come me, non li ha conosciuti. Resteranno nella mia memoria come “Eroi” che hanno perso la vita mentre Lavoravano.

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