24.8.12

Ciociari a Roma Ancora le Regioni sul Corriere della Sera

In prima pagina il fondo di Sergio Rizzo: "Le mani bucate delle regioni". In Cronaca di Roma: "Il drappello dei ciociari. I consulenti di Abbruzzese. Le spese del presidente: altri 200 mila euro. Dall'esperto di trasparenza a quello per la divisione degli atti"


Ieri, giovedì 23 agosto, nuovi articoli sul Corriere. In prima pagina il fondo di Sergio Rizzo: “Le mani bucate delle regioni”. E in Cronaca di Roma l’articolo che ci riguarda.

L’articolo su “Il drappello dei ciociari. I consulenti di Abbruzzese. Le spese del presidente: altri 200 mila Euro, dall’esperto di trasparenza a quello per la divisione degli atti”. C’è anche un nome, un collaboratore di Isola del Liri. Sono nove i consulenti di Mario Abbruzzese che si sommano ai già 18 collaboratori che sono previsti dai regolamenti. In gran parte, scrive il Corriere, sono ciociari che costano ogni anno 178 mila euro e con un compenso che oscilla dai 15 ai 30 mila Euro. In tutto 9 collaboratori esterni e 18 interni. Tanti gli incarichi previsti che hanno.

Mario Abbruzzese che proprio oggi dovrebbe essere a Isola del Liri per una altra tappa del convegno sulla politica che non va in vacanza. 

Su facebook  le cifre del Consiglio Regionale del Lazio. Dal sito di Beppe Grillo: http://goo.gl/KG1i8 - Anche Libero ha scritto della Regione Lazio. Ha fatto i conti in tasca a consiglieri, assessori e al presidente. I media che si stanno interessando al caso della Regione Lazio ma sui quotidiani ciociari i consulenti di Abbruzzese ancora non arrivano.

Fin dai primi anni del 2000 che si iniziò a porre il problema dello sperpero di denaro pubblico da parte delle regioni e della Regione Lazio in particolare, ben segnalato dal blog. Siamo arrivati al 2012. Sergio Rizzo scrive che dal 2000 al 2009 la spesa pubblica regionale è passata da 119 a 209 miliardi. C'è stato un contributo devastante da parte delle regioni. Spesa pubblica aumentata ma tanti servizi non migliorati, anzi peggiorati.

Crisi e crescita E’ la crescita soft la nostra speranza” scrive Francesco Daveri.  La via cinese non va bene, andava bene nell’Italia del dopoguerra “oggi non funziona”. "Una crescita hard invece ci fa annegare", per il giornalista, “in un mare di localismi e di corruzione”.

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