12.9.13

RICORDO DI ALBERTO BEVILACQUA REGISTA CINEMATOGRAFICO ATTENTI AL BUFFONE (1976) CON NINO MANFREDI E MARIANGELO MELATO

Alberto Bevilacqua, scompare lunedì all’età di 79 anni, nel corso della sua carriera si è dedicato al cinema dirigendo otto pellicole. Tra la fine del 1975 e l’inizio del ’76, dopo aver diretto le trasposizioni cinematografiche dei romanzi “La califfa” (1970 con Romy Schneider ed Ugo Tognazzi) e “Questa specie d’amore” (con Ugo Tognazzi 1972 David di Donatello per il miglior film), dirige l’attore ciociaro Nino Manfredi assieme a Mariangelo Melato, che è scomparsa a gennaio, e all’attore statunitense quasi centenario Eli Wallach in “Attenti al buffone!” .

Il terzo lungometraggio diretto dallo scrittore regista parmense è la storia di un tranquillo musicista, Marcello Ferrari, il quale sposato con la prostituta Giulia Conforti e ha due figli. In casa possiede anche un violino con il quale si esibisce duranti i concerti ed un gatto soriano a cui, in omaggio a Mozart, ha dato il nome Wolfango Amedeo. La quiete familiare è turbata dal violento Cesare detto “Ras” perché in passato ha militato nelle file coloniali del Fascismo. Egli distrugge la loro casa portando con se anche la famiglia del musicista per poi impadronirsi anche di Marcello, portandolo nella sua villa frequentata da artigiani dediti alla corruzione e da persone perverse. La semplicità del violinista è l’opposto di quella del “Ras”, il cui scopo è quello di invitare alla festa Marcello per fargli fare il giullare coinvolgendolo perfino in una orgia (alla quale partecipa anche una giovanissima Loredana Bertè). Qui Marcello, soprannominato “Buffone”, impaurisce Cesare facendolo salire con forza violento su di un cavallo bianco durante una serata ai Fori imperiali ma quest’ultimo, dopo essersi ripreso, continua a vendicarsi chiedendo l’annullamento alla Sacra Rota tra il musicista e Giulia sottraendo al violinista il prezioso strumento. A proposito del matrimonio il violinista deve giurare il falso in cambio di un assegno bancario che alla fine rifiuta in quanto ha perso tutti i isuoi averi e tutti i suoi beni. Alla fine, Marcello si prende una rivincita su Cesare non presentandosi al matrimonio tra lui e l’ex moglie Giulia. Rimasto solo Cesare si dispera ed ammette di aver sbagliato. Il film è stato premiato con un nastro d’argento per la migliore sceneggiatura. Nino Manfredi ricorda così il suo primo ed unico incontro con lo scrittore e regista Alberto Bevilacqua:

Scrivendo la sceneggiatura, ci siamo trovati d’accordo io e Bevilacqua. Ma in sede di doppiaggio, non ci siamo più trovati: lui ha voluto farlo a modo suo, tutto in un italiano stretto per evitare la commedia all’italiana. Mi sono affidato a Bevilacqua, che è un uomo affascinante; lui ci credeva e mi convinceva.E’ un peccato che il risultato non sia stato migliore, perché tutti e due abbiamo lavorato tanto (1).  

* Veroli 12 settembre 2013. Di Gabriele Mattacola. 1) Aldo Bernardini Nino Manfredi Gremese editore 1979 Pag. 176.

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