24.1.15

I CORTI DI FERNANDO POPOLI

Nativo di Vico Equense ma da oltre 30 anni residente a Ferentino, dov’è presidente dell’associazione Fratelli Lumière, Fernando Popoli ha iniziato la sua carriera cinematografica come aiuto regista e sceneggiatore dei film: “I giorni dell’ira” (1967 Tonino Valerii); “Cugini carnali” (1974 Sergio Martino) e “Il medico… la studentessa” (1976 Silvio Amato).


Negli anni successivi ha intrapreso la carriera registica dirigendo alcuni corti ambientati, per la maggior parte, nella sua città d’adozione Ferentino.

“Un uomo di nome Ambrogio” è ispirato alla vita del patrono della città di Ferentino Sant’Ambrogio (Enrico Pro). Il corto ha ricevuto il Premio Oscar alla regia per il cinema Indipendente ed è stato realizzato nel 17mo centenario del suo martirio. Ad inizio film Sant’Ambrogio salva la vita al centurione romano Daciano (Luca Simonelli). Lo stesso Ambrogio è centurione e colpisce la sequenza in cui, dinanzi alla statua di Cristo, si macchierà di sangue. Diventato cristiano, sarà tratto in arresto perché accusato di essere traditore del popolo di Roma e degli dei. Ambrogio, in seguito, sarà perseguitato e preso a frecciate dai centurioni. Fatto prigioniero, sarà visitato in carcere da due signore che non scoprono alcune ferite sulla sua pelle. Processato, dice di essere venuto in città per ordine di Diocleziano e, dopo aver ucciso, si è convertito alla fede cristiana da lui abbracciata liberamente. Nessuno si ritiene cristiano ad eccezione di Angelica (Francesca Quadrozzi) una ragazza giudicata malata di mente anche dallo stesso Ambrogio. Sarà Daciano, lo stesso centurione che ad inizio film dice ad Ambrogio di avergli salvato la vita, a farlo uccidere.

“Il metodo perfetto”, ambientato presso la chiesa di Sant’Antonio Abate in Ferentino, è realizzato in sinergia con alcuni centri diurni (Orizzonti aperti – Frosinone e La Bussola – Ferentino) e ha tra le comparse gli stessi utenti che frequentano il centro. Luigi (Enrico Pro) è un malato di mente che ha bisogno di cure e passa, da uno stadio di infantilismo ad uno d’onnipotenza. Al centro diurno “Lo specchio” in cui viene portato sono messe in atto le teorie del professor Pascal. Si improvvisa egli stesso Pascal ed entra in conflitto con una paziente che le fa credere di essere sua madre. In seguito si traveste da sacerdote predicando contro ospiti ed operatori del centro. A fine film si presenta il suo sosia, il vero psichiatra dottor Pascal, che si offre di dargli una mano d’aiuto.

* Veroli 24 gennaio 2015. Articolo scritto da Gabriele Mattacola.   

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